Di colore in colore

Michelangelo_Pieta_Firenze

Di colore in colore

s’infiamma in dolore,

siccome accesa,

la mia mano.

Scolpisco in figure

l’anima rappresa.

 

Nello stesso post mi pare opportuno riportare anche questa….

Ut sculptura

Pietra dolente

parola ardente

piegati al veemente

spirito impudente.

Faust, Mosè

Angelo Michele

offri la rotula

al colpo crudele.

Crudele colpo

di grazia

in materia,

l’ansia

-mia-

sazia

e

– di marmo-

pronuncia

parole.

47 risposte a "Di colore in colore"

  1. Franz sei bravo davvero, te l’ho detto altre volte, ma stavolta devo confessarti che – per carità, senza saperlo! – hai scritto una frase, in un passaggio, che proprio ieri mi ha causato un eccesso di risa… ed ora, leggendoti, mi è tornato immediato il ricordo alla mente ed il riso alle labbra…. ti offendi? 😦

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      1. “offri la rotula al colpo crudele”…

        ieri un bambinetto di una manciata di anni, un soldo di cacio, faceva un giretto nel suo passeggino, diretto alle giostrine (qui è festa grande causa carnevale)…
        era evidentemente felice, ed impaziente di arrivare…
        i genitori, inconsapevoli o non accorti, tardavano il loro procedere, fermandosi ogni tre passi a salutar qualcuno: ora amici, ora parenti, ora saltuari conoscenti…insomma, per il bambino una tragedia….
        il piccolo, esasperato e impotente, ha pensato di omaggiare ogni singola rotula degli ignari “sostatori” con dei calci precisi e sicuri da far invidia a un karateca…
        i grandi, bersagli incolpevoli, indietreggiavano e si massaggiavano la rotula, che il piccolo continuava a colpire, finché quelli non salutavano e se ne andavano, e lui poteva riprendere il cammino verso le tanto agognate giostrine…

        ho riso tanto Franz, e, ti ripeto, non per causa volente, mi hai fatto tornare di nuovo la ridarella… 😀

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      2. ti giuro io che ieri mi sono dovuta allontanare perché, con mia madre e mia sorella, non smettevamo più di ridere, se se ne accorgevano sai che roba… che ridere!!! 😀 😀 😀

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  2. Scolpisci il tuo dolore, le tue immagini scavando nella pietra per lasciar uscire le forme, il pianto, il sorriso, l’anima che vorrebbe uscire dal guscio ed è per questo che scrivo, sperando di udire l’urlo flebile della mia anima.

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      1. L’ansia che si fa parola. Il verbo, il discorso che si fa carne che entra dentro il corpo e si rende visibile. Vedo l’ansia che si plasma e diviene l’essenza stessa del discorso. Questo mi fa ricordare come la mia ansia sia da me condotta sull’onda portante dei suoni, delle parole, dei gesti per non lasciarla chiusa ma farla correre nel vento.

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