Di vaghezza e non d’alloro

Di vaghezza e non d’alloro

è cinta la mia testa

e non son trivella i danzanti

perduti anni di festa,

ma novelli pensier d’angoscia

che mi dàn postura mesta.

E’ un dolore che non si dice

e che a natura mia poco s’addice.

Ma io canto con un sorriso silente

nel ronzio sordo della mia mente.

35 risposte a "Di vaghezza e non d’alloro"

    1. e che bbuo’ fa? Io so accussi! mo già va nu poco meglio…però quando ho scritto sta cosa il cerchio di dolore era pesante e l’ho ammansito coi versi…scrivo e tengo a bada il mostro…un bacio forte alè

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      1. Purtroppo sì, quando scopri che sarebbe stato meglio non sapere, quando finalmente ti togli i prosciuttini dinanzi agli occhi e vedi le persone per quello che realmente sono e per cui l’apparenza talvolta ci azzecca…ci si sente così no? Un po’ frastornati

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      2. Io lo faccio in maniera perché attualmente farei una strage di uomini per come sono arrabbiata, ma soprattutto delusa. credere che qualcuno ne valga la pena e invece…ma forse è colpa mia che sopravvaluto la gente o credo che siano tutti corretti come me

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      3. Non mi interessa, voglio stare sola e poi i tonfi peggiori li ho avuti. Mi dà alle palle essere presa per culo e fidati che lo sono stata per più di un anno…

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  1. L’angelo

    Con un cenno della fronte respinge
    lungi da sé ogni vincolo, ogni limite
    perché per il suo cuore passa alto e immenso il ciclo
    degli eventi che ricorrono eterni.

    Nei fondi cieli scorge una folla di figure
    che lo chiamano: riconosci, vieni -.
    Ciò che ti pesa, perché lo sostengano,
    non affidarlo alle sue mani lievi.

    Verrebbero di notte a provarti nella lotta,
    trascorrendo la casa come furie,
    afferrandoti come per crearti
    e strapparti alla forma che ti chiude.


    Rainer Maria Rilke

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  2. Gli spiriti inquieti quanto sensibili risentono più aspramente della precarietà che li circonda, specie quando sono consapevoli di quanto sul loro percorso non hanno colto, o possono aver sbagliato, o può averli delusi. L’empatia che sento con alcune parole è tale da ferirmi, vorrei poter fare qualcosa di più… ti invio una carezza, un gesto semplice che comunica più di qualunque discorso.

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