Paf e via!

Oggi m’è capitato di ragionare di morte con un operaio, persona dolcissima e sensibile. Abbiamo convenuto che, se anche dopo la vita ci fosse il nulla la cosa non produrrebbe in noi alcuna angoscia particolare. Se l’io perde la percezione e svanisce non v’è alcun motivo di porsi il problema dell’avvertenza della morte.

Quando me ne andrò via non ne avrò certo contezza,

paf e via! Svanire forse pur anche ebbro d’allegrezza.

A te, Signora, che alligni nella nostra biologica impronta

del mio lieve sberleffo, quando sarà oblio, ti lascio l’onta.

77 risposte a "Paf e via!"

    1. qualcosa si, filtrata da Lucrezio e filodemo (oggi con un a tecnica rivoluzionaria son stati letti papiri di ercolano prima illeggibili)…ma la cosa più bella era il sorriso compiaciuto dell’operaio che conveniva…sereno.

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  1. Breve ed intrigante! Per la sua complessità significativa, paradossalmente, l’introduzione è quasi necessaria! Adoro il mistero poetico difficilmente svelabile, seppur mostrantesi con vesti trasparenti e poco velanti. Un saluto!

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      1. pensa al pieno che regalano i tuoi colori, ai segni da leggere che lasceranno…è un piacere pieno che il tuo io vigile e sognante al tempo stesso è in grado di produrre…quando quell’io svanirà (tardi perché c’è tanta bella vita in te)…la tua opera ne diffonderà la gioia…e sarà gioia condivisa… il tuo io individuale allora svanendo potrà godersi l’oblio che essendo privo di dolore percettivo non calerà affatto a quell’io…poi sai è una mia convinzione che, magari, mi costerà l’inferno… 😀 😀 😀

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  2. Per identificare l’anonimato della morte le sono attribuiti in anagrafe o in benedizione, dagli officianti, svariati nomi, che siano propri o comuni non importa, eppure il morire le assegna, per sensibilità di comodo, un’onomatopea – un paf! che non rimanda alla caducità.

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    1. ok, amico primo uomo…Paf sembra quasi il nome di un folletto divertente, non ti pare?…Magari un tantino dispettoso…il grande Edgar Allan Poe l’assimilava ad una bambina capricciosa…Paf et c’est finì! 😀

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    2. qui Heiddeger mi piace molto di più…

      Meditatio mortis
      ….la morte è la possibilità più propria, incondizionata, certa e insuperabile dell’Esistenza, in quanto limite delle possibilità, limite oltre il quale la possibilità stessa dell’esistenza si annulla. L’Essere, per la morte, assume pertanto la funzione di consentire l’iscrizione di ogni possibilità dell’Esserci al di qua della morte, e quindi all’interno della sua finitudine, ovvero della sua storicità e temporalità.

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      1. …è proprietà della metafisica il poter partire da un linguaggio convenzionale, per arrivare a stabilire i criteri di esistenza delle varie entità…un grande maestro Heiddeger… 😉

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  3. « Quant’è bella giovinezza,
    Che si fugge tuttavia!
    Chi vuol esser lieto, sia:
    di doman non v’è certezza »
    (Lorenzo de’ Medici, Canti carnascialeschi, Canzona di Bacco)

    Come controcanto posso cogliere il fugevole attimo,la necessità di cogliere tutto il possibile prima che il tempo rubi tutto.
    Ma ė anche vero che se nulla esiste, al passaggio della temuta Signora,possiamo lasciare un segno nel fare in questa vita il nostro più bel giardino.

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    1. si cara, è così…hai colto nel segno con una metafora che io amo particolarmente…un giardino delle delizie…riattraversiamo i confini dell’Eden…l’angelo vendicatore è una menzogna…oltre Lorenzo mi sovviene Leopardi e la sua siepe…l’oblio del naufragare nell’istante, corpo e mente immersi e naufragati in quell’hic et nunc che si fa eterno…

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      1. Oltre la siepe,così curata e al contempo temuto confine verso un oltre a noi sconosciuto.
        Regole e timore racchiudono la nostra coscienza in uno spazio troppo ristretto…al punto da soffocare e non voler mai spiccare il volo all’interno del nostro Essere. Il giardino da vivere e da scoprire.

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      2. hai detto bene: l’oltre è in noi…nella nostra ombra che può essere un giardino di frescura o un’inferno…la regione sconosciuta s’annida negli strati della coscienza…se si è disposti al viaggio avremo beffato il folletto “Paf”…perché ci raggiungerà felici…

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      3. Gli orientali,forse più pratici,hanno incentrato tutto nella ricerca interiore – da protagonisti – trovato tecniche meditative per fare del silenzio lo spazio d’incontro con se stessi. La preghiera del cuore o esicasmio ė un altro mezzo per fare del silenzio il passaggio agevolato nell’incontro con la Fonte di tutto.
        Allora vivere ė rendere Bellezza e Gratitudine per ogni respiro ed incontro che la vita regala. ☺

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      4. Se ti interessa approfondire c’è un bellissimo libro di Giorgio Colli “la sapienza dei Greci” edito da Adelphi…mi permetto perché vedo che hai questi interessi…vi sono riportate le “laminette di Mnemosyne” che accompagnavano i riti di iniziazione…

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      5. Alcuni poeti, come Dino Campana, vi si richiamano…credo sia un punto di incontro tra le culture delle origini prima che est ed ovest fossero divisi da profonde mutazioni antropologiche…

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  4. C’è qualcosa di epicureo in quel che di dici. C’è Lucrezio, il De rerum natura. C’è Epicuro che sconfigge la religio (superstizione) e vince la paura della morte: quando arriverà, non ci saremo più, non ce ne accorgeremo, sarà impossibile soffrirne, averne paura. Ma sarà davvero così?

    E, comunque, mi piace pensare che si può sopravvivere alla morte nell’eredità d’affetti di foscoliana memoria.

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