Imperituro amante

Non mi permetti più un pensiero impertinente

perché ombra ti fai, un’ombra assai dolente.

Eccomi qui, a misurare, silente, i passi di te svanente.

A che stanare, nel cerchio mantico del dire,

di tua ombra carne, che essa non ama il suo sentire.

Ahi,  m’avviene stanchezza e torpore

se, in lontananza, si spegne un amore;

si spegne dell’ardire il pubico ventre

ormai sa che in te non più ludico s’accende.

M’abbarbico, allora, ad un pensiero costante

che non ha più eco e resta rifratto, rinchiuso

nel mio battito di imperituro amante.

 

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