Fa fridde

 

Fa fridde, fa fridde

e nun ce sta calore

pe’ scarfa’ a dovere

stu marmo de core;

fa fridde, fa fridde

e de ghiaccio li cristalle

se mpizzano sotto pelle

comme si fusse all’addiaccio.

E nun sona na campana,

nemmanco l’eco e’ na voce umana.

Silenzio…

E nun è o’ silenzio cantatore:

nun ce so’ l’uocchie d’ammore,

né sfriccichio de core…

dinto ‘a tempesta de gelo,

o’ ssaccio:

I’ me ne more.

60 risposte a "Fa fridde"

  1. Se gelano l’ossa a leggerti tra queste parole.
    Io penso dobbiamo essere corpi di calore proprio, prima che di calore altrui, o non c’è salvezza quotidiana. Quando rinunciamo al ribollire del nostro sangue, anche la compassione ha lo smunto colore di un dovere verso una vita che scegliemmo senza vero volere. E adesso la si chiama destino. Poi morte infinita di vita vivente. Poi si reclama l’origine del freddo alla cenere che pure arse fino allo sfinimento.
    Pensiero mio, ma prendilo come sprone a riflettere anche in altra prospettiva.
    Sera, Franz
    Non mi piace il senso di fine che conduce, ma non piu è condotta

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      1. Non si è mai la propria poesia anche li avessi partoriti al di fuori del contesto che indico, comunque…può entrarci un umore uno stato…ma poi s’avverte (ed io lo avverto) la necessità di renderlo condivisibile esteso a un possibile umore, un possibile stato di ogni essere…altrimenti scriveremmo un diario in forma lapidaria non certo versi sonanti.

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      2. hai ragione ma certi stati d’animo sono così ben espressi e coinvolgono a tal punto che non si sa se contemplino la realtà personale di chi scrive o quanto meno fanno nascere qualche dubbio…perdona l’equivoco (non lo so scrivere in napoletano che rende molto meglio il concetto ma il senso è che Siamo tutti pezzi di cuore… ) 😀

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      3. noi siamo i molti che un io precario tiene disperatamente assieme…e se non dessimo, di tanto in tanto voce a questi molti, il nostro io si frantumerebbe in milioni di frammenti per il cosmo…

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      4. Non mi ci voglio certo accostare…ma ti immagini se l’autore dei versi di “Vierno” fosse stato coperto da tanta costernata partecipazione? … Fosse pure un canto legato al gelo del mio cuore…chiederei un’accoglienza di struggente bellezza e non un’accorata partecipazione…Comunque se leggi sotto i richiami che wp offre su miei altri componimenti trovi altri frammenti dell’operina in questione…grazie Marzia.

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  2. “E nun sona na campana,
    nemmanco l’eco e’ na voce umana.
    Silenzio…”
    Il silenzio è freddo freddo e… “E nun è o’ silenzio cantatore:”
    E tu hai saputo far giungere forte intenso questo stato d’animo, tu che sei Poeta e scrivi “versi sonanti”.
    Apprezzo molto.
    Gelsè

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      1. Grazie a te, caro Franz.
        Apprezzo davvero tanto che i tuoi versi riescano a far cogliere ai tuoi lettori così profondo questo stato d’animo… a chiunque questo umore “fridde fridde” possa appartenere.
        🙂
        Gelsè

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      1. Dovrei paragonarti a un giorno d’estate?
        Tu sei ben più raggiante e mite:
        venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
        e il corso dell’estate ha vita troppo breve:
        talvolta troppo cocente splende l’occhio del cielo
        e spesso il suo volto d’oro si rabbuia
        e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
        spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
        Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
        né perdere possesso del bello che tu hai;
        né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
        perché al tempo contrasterai la tua eternità:
        finché ci sarà un respiro od occhi per vedere
        questi versi avranno luce e ti daranno vita.

        Sonetto 18

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  3. Mi fai scompisciare…Franz!!
    Ma Morfeo stanotte incalza più del solito perchè complice è di Bacco e sarai risparmiato.
    Je vous souhaite une nuit paisible que je vais embrasser l’oreiller, mon ami cantor ..tandis que la lune vous remplit de grâce et toi soeur

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  4. “Fosse pure un canto legato al gelo del mio cuore…chiederei un’accoglienza di struggente bellezza e non un’accorata partecipazione…”
    Hai scritto in un commento, Franz.
    Ho notato le tue parole e ti ho compreso, sì.
    Tu qui, questa notte, hai ricevuto accoglienza di struggente bellezza e accorata partecipazione.
    E’ bello davvero questo, navigatore cortese 🙂
    Gelsè

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  5. Anch’io spero un domani di riuscire a leggere la tua operina. M’incuriosisce il personaggio che recita questa tua poesia. Il freddo nell’anima, l’assenza dell’amore. Sono d’accordo quando in un commento scrivi : “Non si è mai la propria poesia […] può entrarci un umore uno stato…ma poi s’avverte […]la necessità di renderlo condivisibile esteso a un possibile umore, un possibile stato di ogni essere […]” Nelle mie poesie cerco di descrivere infatti le mille emozioni i mille rivoli che sgorgano dalla mia anima e dalla mia carne, momenti in cui fatico a frenare le passioni, altri in cui il mio cuore si ferma e non vuole andare avanti… magari per pochi minuti… ma in quei minuti il gelo lo inonda, lo cristallizza…

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