Sillabe d’amore

Come deve suonarti ormai stonato

quel vezzeggiativo che ho tanto amato,

d’un soffio, crasi onomastica carnale,

che sillabavi in epistola e in labiale.

Due sillabe di bene e di possesso

che non sai più enunciare o scrivere, adesso.

Ora mi hai posto nella zona dell’errore,

del mal riposto e disperato amore;

ora son scoria d’affetto e buona costumanza

da tenere, quasi in fastidio,

in ogni tua nuova e occasionale erranza.

51 risposte a "Sillabe d’amore"

  1. dal titolo mi sarei aspettato tutt’altro. qualcosa di leggero e allegro.
    invece cosa trovo? qualcosa di complesso per le mie orecchie, qualcosa che mi obbliga a rileggere più volte. qualcosa di magico che sento avvicinarsi ad ogni mio sguardo.

    piaciuta tanto

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    1. sto lavorando…entro ed esco , mentre scrivo, nel blog e dal blog… puntatine veloci…poi torno al mio testo…non avertene a male…lascio solo commenti su poesie e prose di riflessione quando ne incrocio che mi intrigano…ciao amico

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      1. ora mi interessa leggere versi e non avventure…quando lo farai o scriverai qualcosa che mi colpisce (un aforisma, un pensiero) ne parleremo…ora non ho l’animo lieve per svolazzare tra le tue avventure erotiche o i tuoi gadgets sempre divertenti, perdonami.

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      2. potrò pubblicare un aforisma politico ma oggi ho scritto di attualità…su Trump…per dire
        non per risultare ignorante ma le cose più serie, che mi rivelano al max, le discuto altrove…raramente qua, tanto non mi legge nessuno…dunque ho cambiato argomenti anche se di base rimangono sempre quelli di storia o politica…di tanto in tanto 😀
        gli ignoranti so tanti anche qua e mi bastano le ripetizioni ai pischelli delle scuole 🙂

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      3. ne ho scovati ma hanno retto poco…più che sapere le cose per bene e pubblicarle non posso fare
        la politica la discuto a voce, è meglio e vedi chi ha le palle o meno…sul blog non è mai chiaro al 100%
        di tanto in tanto farò qualcosa (come oggi) https://adelfomarxleninkhan.wordpress.com/2017/01/31/elogio-alle-manifestazioni-usa-contro-il-presidente-col-parrucchino-e-riflessioni-di-attualita-piu-uniche-che-rare/

        per il resto, preferisco parlare d’altro…come vedi col sesso ho attirato attenzioni, anche perchè è tutta roba vera… 😀
        idem con la Musica…piano piano scrivo tutto

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  2. Ma che bella Frà… i vezzeggiativi come “scorie di affetto” è davvero stupenda come definizione. A loro modo sono come le fotografie, ingialliscono e non ne puoi più creare uno uguale…si attaccano alla persona alla pari dei ricordi di cui costituiscono la facile password per accedere ad un mare di sensazioni…. bella assai!

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    1. il monello sono io che persisto inverecondo… il resto è vita, sacrosante e doverosa vita… della serie:”Chi è causa del suo mal pianga se stesso”… anche se la causa del male risiede in forze oscure troppo aggrovigliate da dipanare…

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      1. mi sono costretta a morire. a sentire che non merito più vita. oltre questo non posso andare. e non c’è voce, non c’è più voce, ragione, non c’è forza oscura oltre la volontà, non c’è destino, e la costruzione d’un amore, straordinaria, forte, poi i vezzeggiativi che sono mattoncini stabili, perfetti, poi l’orrore, l’orrore, l’orrore, l’indecisione, poi il nulla, come fosse possibile pensarlo, poi la chiusura, vera e inattaccabile quanto vero e inattaccabile sembrava un tempo un amore, oltre ogni botta presa, oltre ogni suicidio del vivente, poi non lo so, e poi bisognerebbe raccontarsi per sembrare belli e giusti singolarmente nelle proprie ricercate rovine, ma io sono stanca di raccontarmi e benedico ogni giorno se vivo, oltre me, come se fosse una forza di luce che non concepisco ma mi concepisce, e sembro quasi viva, davvero, sembro, perché non lo so se sono viva, o tanto morta da parer vivere.
        scusami il pensiero personale ispirato al tuo articolo.
        non mi rileggo manco.
        puoi anche cestinarlo.
        ho bisogno di silenzio. di chiudere anche il mio piccolo spazio. continuare a scrivermi di graffi veri la pelle, lungo il mare con i gatti. Sola. Incapace ad amare, forse. Si, incapace a dire sillabe d’amore e la religione d’un tempo.
        Ciao Franz
        perdona l’invasione. Sono stanca di questa danza di commenti. Di tutta la vicinanza magnifica e dolce e bella e vera, vero, di chi nulla può sapere, solo umanamente commuoversi. Ed è giusto così. Ma questo sprofonda il mio scruro, la mia non vita, ancor più. Non mi cercate. Sola. Inutile. Forse viva. Forse morta. Ma poi la morte cos’è? solo quella naturale voglio concepire, che d’altro non son capace per tutto il bene che voglio a chi resiste e vuole esistere in ogni punto del mondo.

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      2. I miei piccoli versi non espongono altro che ciò che ha ottenuto la mia anima imbelle e colpevole e nella “danza dei commenti”, come la chiami, ciò lo dico con forza e responsabilità… Mi spiace se il frenos poetico delle mie ferite ha avuto l’effetto inatteso di aprirne di tue…Per me, come dico qui, è invereconda persistenza perché non posseggo neanche più la mia solitudine e ne canto la perdita…mi spiace se lo svanire d’amati suoni per me ha aperto in te una faglia d’oscuro…ma una poesia senza freni deve rischiare, anche questo impatto…la creatura di cui canto il distacco è oggetto e non soggetto d’abbandono e la sua fuga dal dolore m’ha punito con la perdita dell’ultimo caro residuo sonoro: lo canto sfrenato di dolore rischiando di impattare, come ora con te, nel dolore di altre vite…perdonami non posso chiudere il mio canto: mi salva. E non chiudere il tuo perché davvero faresti vincere l’orrore di cui parli e di questa colpa non voglio macchiarmi…non lo merita la bellezza di ciò che scrivi, non lo meritano i miei versi dolenti e sinceri. Un abbraccio, Dora

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  3. Quella crasi onomastica carnale mi affascina. Sento i versi come mie sensazioni profonde. Qualcosa che mi capita e che sento fremere dentro come un dolore tenue ma interminabile. Per mia colpa. Sono scoria d’affetto. Sì. Sono in totale sintonia

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  4. Ti leggo compassionevole ( me lo concedi, vero?) per questo tuo sillabare poetico che ben lungi dall’essere d’infanzia è strumento ed espressione di una perdita, un lutto…
    Ammirevole la tua abilità tecnica nel “maneggiare” una materia incandescente come emozioni e sentimenti verso chi ami o hai amato.

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  5. Franz, ho imparato che di perdite ne subiamo tante…di valore, di speranza.
    Chi è dotato di sensibilità le può interpretare e persino rielaborare.
    E’ un privilegiato.
    Non dimentichiamo mai ( e parlo pure per me che provo tanta rabbia per alcuni accadimenti del mio reale) che son momenti di passaggio, che possono cambiarci in meglio, farci prendere consapevolezza. Migliorarci addirittura.
    Basta stringere i denti, sopravvivere al senso di dolore e di sconfitta che può dare una perdita…

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