Il riso del folle

Non la senti l’eco della mia risata da matto?

viene dal pozzo  fondo in cui caddi ad un tratto.

Esplode ilare e furibondo il riso del folle

che più non sente di richiamo parole

affacciarsi sodali dal bordo del ciglio in cui cadde.

Oh ogni stilla del sangue dalle mani raschianti

ti sia lacrima venefica per i tuoi falsi pianti.

Ho male ormai al collo mio ritorto

a guardare verso l’alto, in ricerca disperata

di quel profilo d’ombra,

in quel buco di distante luce

dove, pietosa, ancora s’affacciava

colei che ora,  mutata, più non dice.

63 risposte a "Il riso del folle"

  1. non può più voce chi è già affogata, oltre il fondo del pozzo, lì ancora più fondo, e non più il fondo.
    se l’amore ha d’eterno la morte del vivente, io morii.
    quando rinacqui fu una grazia attonita, poi l’eterno ripetersi troppo uguale, della stessa morte. Quella senza corpo, col corpo vivo che unico s’ostina a non morire, perché sa la mutazione e il sacro biologico della vita.
    Addio. Affidarsi a dio non mi sussiste e non mi entra, non mi sale, ma è sacra la vita, già detto, e il biologico, solo, in assolo, continua il canto.

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    1. Arcano è ciò che dici…mi parli di una rinascita…beata te…io dovrò aspettare la morte quella vera quella carnale e forse l’oblio del nulla…pure quello è salvifico…io di biologico sento il dolore

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  2. credi ancora che si possa impazzire per amore? In effetti è possibile…soliti bellissimi versi Frà…ti dirò, dopo un pò di tempo che si leggono, certe parole ti parlano con una lingua più conosciuta, come se il nostro mezzo di comunicazione principale trascendesse persino la conoscenza personale…in fondo certe parole sono i versi dell’anima… mi sono dilungato ma la poesia mi è sempre piaciuta e da te si impara. Magari mi cimento anche io…non so cosa potrà venir fuori ma chiederò il tuo giudizio, maestro.. 🙂

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      1. Non penso di aver sminuito il tuo scrivere. Mi è apparsa un immagine proprio così. Carattere aggressività il candido della luna come l’innocenza femminile e il suo allontanarsi senza dare più quella luce …☺

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      2. Ho solo ampliato l’orizzonte della mia immagine. Mi son detta…. Oddio penserà a benigni! Solo che nella mia testa benigni è arrivato molto dopo. Essendo anche il titolo di un suo film ….😀

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  3. Il riso del folle è quanto di più triste ci possa essere mio caro. Perché in effetti è un riso che nulla ha di divertente perché non consapevole. Rimanere soli con se stessi senza riconoscersi. Terribile vivere in questa solitudine . E triste è accomunare il proprio dolore al riso del folle. Sembrerebbe non esserci via d’uscita mio caro. ma so che ci sarà invece, te lo auguro di tutto cuore. Passa da me se puoi …c’è una sorpresa. Un caro abbraccio. Isabella PS Spero stavolta non aver interpretato male. Ciao

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  4. Mi sento nel pozzo e non riesco ad uscire, la luce distante, che vedo, non mi è sufficiente, la osservo quotidianamente, ma non serve. Non so se sono un folle caduto nel pozzo (forse son un folle per altri versi) ma sento profondamente questa poesia e la metafora del pozzo come mia quotidianità.

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