Per deserte strade.

Per deserte strade, ombre malandate,

lungo marciapiedi di carte gettate,

risuonano passi di incolmabili assenze.

Oh tempo spento di cromatiche trasparenze,

silenzi muti e nullo è il vibrato di presenze.

Occhi s’agitano spauriti

sopra il grottesco chadòr di pezza.

Minuscolo mondo granello di tristezza

trafitto nel cuore privo d’allegrezza

e pur’ anche del coraggio dell’asprezza.

E chiamo questo tempo

tempo di malattia interiore,

dov’è la fanciulla fantasia d’amore?

Il sogno spurio e nobile d’altro segno?

Una pozzanghera inganna il passo

mentre burrascoso si gonfia il mare

ad inghiottire

anime in attesa del contrappasso.

18 risposte a "Per deserte strade."

    1. nessuna malinconia…sono sereno (tra l’altro sono a casa)…leggo questo tempo in disuso e lo canto per quel che vale… che siamo in un declino antropologico “per strade deserte” mi pare fuor di dubbio…io registro lucido re non proietto… anzi m’è forza dire certe cose e non da ora non certo solo per questa oscena pandemia… magari fossi pungolo di un riscatto piccolo ma necessario dal mio angolo

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      1. credevo fossi ancora allettato e che il tuo spirito non ne giovasse… se è canto allargato sta bene, anzi, ben vengano le strigliate alle mareggiate di assurdità e ignoranza che stanno travolgendo gran parte della gente, e che la pandemia evidenzia soltanto. Un bacione!

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  1. A volte la malinconia ci prende a causa di quello che stiamo attraversando. Una situazione senza precedenti che continua a colpirci con il normale scorrere della vita. Ma c’è sempre una scorciatoia che fa risaltare una luce alla fine della strada deserta. La tua magnifica poesia è molto dispiaciuta.
    Manuel Angel

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  2. L’ipocrisia e il menefreghismo dell’uomo che raramente cerca di migliorare se stesso, si scontra con il desiderio che la pienezza possa surclassare la strada della vuotezza, dell’agonia, della voluta stupidità. Nasce così il desiderio che l’uomo si ricordi di far rinverdire la strada che si è smarrita dietro la caoticità di un’esistenza umana, dove dal pianto lieve si passa alla dimenticanza dell’identità stessa. Grazie Ettore, è sempre un piacere leggerti.

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