-Quante voci in questo gelo di lame d’acqua sottili. Tremori di luce e schizzi…quasi musica scherzosa e invadente…un inverno che dice “puoi scrivere di noi dal niente”…
-Ehi passeggero nell’acqua e nel cemento…se ti fai attento puoi ascoltare la mia voce cristallina…stavolta mi nascondo tra la pioggia e il vento…
-Sai dirmi tu, forse, perché quest’acqua mi sgombra lo scontento?
-Certo! Sono memorie d’umido felice…trasparenze lievi di vetri appannati, quando di contro al gelo si è cari e avvolti, al caldo rintanati…dici di ascoltare molte voci…e se fossimo quelle dei tuoi tempi andati?
-Come se questa bruma di inverno, dici, fosse odore di un tempo trasversale d’anima ed anime da me tra gli schizzi percepite…
-Si, perché no? Non sono forse io voce di vibrata nebbiolina…no, non voltarti! pensami per quel che sono: grumo nella bruma di una memoria un po’ bambina…
-Non sarai mica una voce da “Cime tempestose”?
-Avverti forse l’eco di struggenti perdite amorose?
-No! Solo la lieta malia d’un odore caro indistinto, un frizzare d’inatteso brio, come ti dissi, che mi spolvera lo scontento.
-Ed è bene così! Non inseguirmi tra le tappe di un tempo preciso…ecco ascolta il mio scalpiccio in girotondo…quale bimba in allegria dispettosa d’ogni tuo mondo….lo vedi? Tra i miei schizzi d’acqua il tuo sorriso s’è fatto giocondo…ed io lo so che quando tornerai tra le tue mura, appiccicherai il tuo naso al vetro e con la tua nebbia di fiato farai pergamena, per poi tracciare, col tuo dito smarrito, di mille indietro, la tua traccia di infinito…
La bruna che sotto la pelle rinvigorisce, e che lascia allo sguardo la possibilità di scegliere cosa vedere.
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si amico mio, il grigio instabile dell’inverno lascia traslucide presenze che nel ticchettio dell’acqua finiscono per parlarti… quasi un gioco. 🙂
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