Dei poeti, degli artisti e dell’Oltre…

Può l’arte e, in questo caso, la poesia far luce in questo oltre oscuro? Può il rinnegato Platone riapparire, nella sua componente orfica, nel somnium lirico dell’argonauta nietzschiano? La “buona volontà dell’apparenza” (così è definita l’arte ne la Gaia scienza) può “riposarci dal peso di noi stessi” dal peso di quell’ “eterno ritorno” che ossessiona il ciclo dell’esistenza? Qui Nietzsche sembra cogliere l’aura che di lì a poco si respirerà nella stagione delle avanguardie artistiche del primo Novecento, quell’onda lunga che va da jarry a Bretòn passando per Artaud Picasso e gli altri. Ecco; credo di poter dire che si possa portare l’attenzione sul mistero, tutt’altro che sciolto, dell’origine dell’atto creativo, quella zona del concepimento che non è ancora opera compiuta, ma che ne regala, potente, la visione. Materiale di riflessione caro ai dadaisti e ai surrealisti e al loro concetto di “Scrittura automatica”, un concetto ripreso dallo stesso Carmelo Bene allorquando sottolinea più volte: “Io non dico, vengo detto” o, ancora, Luca Ronconi che in un’intervista a Dacia Maraini sottolinea quanto sia rilevante per lui il momento della visione prima, del concepimento, tanto da farne la sua ossessione negli allestimenti che, più che apparire opere compiute, appaiono quasi strati di visioni intermittenti. Mi si concedano le citazioni d’ambito teatrale (tra l’altro figlie del mio lavoro I teatri/libro. Ronconi, Vasilicò, Bene. Esperienze di percezione tra corpi in pagina e corpi in scena, Aracne, Roma 2010) ma, credo, che tanto il teatro quanto l’arte figurativa (penso a Van Gogh e al suo delirio di insoddisfazione tra la visione concepita e l’opera) possano darci, non dico risposte, ma di certo sentieri di indagine sull’Oltre meno ovvi dell’assai consumata strada del tradizionale pensiero filosofico. Del resto anche Emanuele Severino nel suo In viaggio con Leopardi: La partita sul destino dell’uomo coniuga fortemente i temi cari alla ricerca dell’Essere all’atto poetico, alla sensibilità dolorosa e affascinante verso un Infinito inconoscibile. Lo stesso Gramsci, non certo preso da un insospettabile prurito metafisico, ne I quaderni…si chiede perché mai Dante sia Dante e il coetaneo Forese o altri poeti coevi non sfiorino assolutamente la sua unicità. Che forse i poeti, gli artisti “unici” vivono l’illuminazione proveniente da un territorio sconosciuto? Sono queste domande una vera sfida alle soglie di un confine tra il percepito e il percepibile, tra il visibile e l’invisibile, un confine che, sin dai suoi esordi su questo pianeta, l’uomo ha voluto rivestire di sacro nei suoi rituali con la pervicacia davvero misteriosa di voler ripresentare in forme e immagini, in danze e canti, il senso “panico” che questa soglia procura. L’anima senza confini di Eraclito o la divina immanenza bruniana costituiscono l’aura cui gli artisti capaci di farlo accedono all’atto del concepimento? E’ in questa regione che risiedono le Muse di cui parla Platone nello Ione, 55?

66 risposte a "Dei poeti, degli artisti e dell’Oltre…"

  1. Non saprei rispondere alle tue domande, l’unica cosa che posso dire è che credo che l’arte in genere aiuta chi fa arte qualunque genere sia e colui che invece ammira e ascolta l’arte. A mio modesto avviso tutta l’arte è un modo per percepire anche le minime sfumature ed è anche un’evasione al quotidiano. L’arte di per sé può abbellire, può imbruttire la realtà, ma a mio avviso rimane sempre una visione magnifica delle cose e mi ripeto, altrettanto meravigliosa è per coloro chevsanno apprezzarla trattasi di poesie, di pittura, scultura etc. So già che d3e mio commento ti incavokerai, perchè sicuramente non ho centrato nulla di ciò che intendevi tu…

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      1. Mio caro ognuno ha le sue attitudini, e anche il sapere apprezzare una poesia, uno spettacolo teatrale, un quadro, una scultura etc, credo che anche in questo caso bisogna esserci portati.

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      2. Il talento conta e tanto, come conta lo studio e l’applicazione e le retoriche opportune, ma… c’è un quid che ti consente di accedere alla regione sconosciuta? Tutti abbiamo visioni perché alcuni sono letteralmente ossessionati dalla necessità di condividerle? Mercato? no! l’antica ricerca dell’infinito , di un senso delle cose…è su questi sentieri che ha un senso l’arte e la poesia in uno con il senso quasi perduto della comunità.

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      3. Caro Ettore, la musica è l’arte sublime, la prima in assoluto, seguita da tutte le altre che non sono da meno. Certo il talento conta così come tutto il resto è tutti possono avvicinarsi ad ogni tipo di arte ed esprimersi secondo la propria tecnica o il proprio sentire. Nel caso della musica la musa seleziona da subito chi può continuare nelle altre arti si ha un margine in più. Ma quel quid a cui ti riferisci tu è dato dall’anima, se non si sente nel cuore, arte non è! E la differenza si vede e si sente… 😉

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      4. e quell’anima è in grado di compiere il viaggio (o di concepirlo) verso l’infinito ed oltre…in quanto alla musica… mbe si sottrae all’arte della rappresentazione…deriva da qualcosa che non è compresa nell’orizzonte dello sguardo o di altre forme di percezione…

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      5. “In uno con il senso quasi perduto della comunità.” Ecco credo che questo sia la risposta a tutto: il condividere il proprio sapere e la propria arte e ritengo anche che guai se non fosse così!!! Personalmente l’arte la vedo un’espressione del saper dare qualcosa e che piace condividerla con gli altri. Non è egocentrismo è solo la voglia di condividere ciò che si sa esprimere, il quid credo sia questo.

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  2. Ovidio negli amores scrive che i poeti hanno dentro un dio, però nel mio caso distinguo tra gli artisti della parola che sono teorici a tutti gli altri che invece sono pratici e usano le mani, tutto sommato non ho mai visto un gatto chiedersi perchè miagola.

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      1. Questo tuo commento mi esalta e nello stesso tempo mi fa addivintà piccirillo, criature, viaggiatori di visioni eppure uomo terragno e sanguigno e intimo degli attraversamenti dell’anima di cui conosci le stazioni e le vaste visioni. Cu tutt’o core n’abbraccio visibile e invisibile perchè la visionarietà tene a che fare con il quid che hai accennato che ha origini nell’acqua primordiale e quella poi dei giorni nostri in cui navighiamo da sotto e da sopra ora palombari ora pesci a fior d’acqua e tirati a riva.

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      2. Sei infame: accussì mi spingi nel teatro delle visioni, commovendomi e mi sento nudo e indifeso; eppure s’aprono squarci, ombre, rimembranze reali e oniriche e altre accoglienze di spazi angusti e vasti di sentimenti ed emozioni di vive cogliendole nel loro divenire che si forma e si decompone nelle sovrapposizioni del sangue.

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      3. Sicuro, nelle onde della vita è come accendere una sigaretta con la bora, sfogliare e leggere il giornale o una lettera d’amore ingiallita dal tempo, così è colui che cerca, colui che non porta se non il cammino di se stesso nel confronto di anime spoglie.

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  3. Ettore e il dire è semplice Pitto scrivo parole scombinate ,sento ché oltre i cinque sensi navigo la fantasia e il mare che sempre accoglie avvolge . Nell’anima viaggio ove la ragione tace , è follia o è vita ?
    Chissà ? Nun tu o saccio dicere.
    Oggi non saro a Sorrento la pioggia mi costringe alla rinuncia . Aspetto o sole verrà a che a novembre e allora partirò senza tema ché voglio . La mia amica Ada mi chiama Core onore e souvenir di Jean ,e m’aspetta insieme a suo Mario .
    Così …Tuorno a Surriento…

    Torno in questo corpo ricomposto
    Che giaceva tra rumori sterili
    Appagavo polpastrelli invecchiati
    Su tastiere immaginarie

    Mi ritraggo in un solo specchio ché i raggi di luce convergono verso un punto
    Fuoco
    Uscirò di scena
    Palco vuoto ,visitatori corrono ai campi
    Ché li sempre nasce il grano.

    Un quid … un quid puris , un quid alis … O un quid novis ,
    No mi esce dall’intero …
    Solo un quid !
    ..un certo non so che, un qualcosa d’importante, un elemento indefinibile
    Vosabolario docet…
    Sì anche
    “Anema e core ”
    Anche Nietzsche docet e metto da parte .
    Faccio vado verso il mare nuoto e nuoto
    Mi ricongiungo

    Vado per sentieri solitari ,tra boschi ottobrini dove gli dei sono potenti eppure umili

    E non so chi tu sia,
    però ricordo
    L’ultimo attimo

    Così torno sopita
    nelle varianti del tempo e

    Inatteso m’ appari tu
    Proprio quando s’accorcia l’ora

    Immagine sconosciuta
    eppur
    scolpita nella memoria

    Voce sussurrata
    nei corridoi dell’eco
    Sbuffo impetuoso
    d’acqua
    È il tuo ? È il mio !
    Chissà ,il nostro ….

    Come onda contro vento
    Perché ?
    Farnetico tra me e me

    Ellissi di rondini pingo
    Che più tornano

    Nuvole rosse
    Volteggiano
    Ascolto garriti festosi

    È sera
    Delicato merletto
    Color rosa indosso

    Ho messo via
    il di più il superfluo
    Falso, tutto troppo falso

    Taci, che è venuta l’ora

    Mi distendo
    Sopra un divano
    Anche lui segnato dal tempo
    Accogliente prossimo
    All’avanzo

    Calano dal sopra gocce
    Diamantee
    Chiuse in cerchi d’oro

    Ruotano intorno
    Cornici e dentro
    Miriadi di immagini
    Vere,uniche

    Aspetto amore verrà certo
    E so
    che non verrà l’altro

    Ho colorato anche il divano ed è così
    Né mai arresti
    Son assai tentata
    D’altro
    Talvolta ed è vaghezza

    Pur peccato non è
    Affondo in una passione satura

    Suona un carillon m’abbandono
    Dolce è il riposo

    Cambio frequenza d’onda, né indugio oltre

    Rispondi senza timori ho navigato nel blog ,il reale può essere terribile .
    La vanità e vizio, ma v’è cultura, viepiù d’alto rango, che del basso se ne curan pochi.
    Si per cortesia reciproca umanissima,per affetto ,per altro no.
    E il nuovo quad’ è diverso chiede pazienza, e rospo ingoi . Silenzio ora che tanto ho parlato …Bo .
    E basta !!! ☮️💌

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      1. Non tanto in chilometri , magari in altro, ho viaggiato assai. È tempo di carta e penna , di cavalletto ,tavolozze pennelli ,colori .
        Natura e musica. Conservare gli affetti importanti… Che se ci sono amici , resteranno . Grazie

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  4. Scusa Ettore il titolo dei miei versi “E non ti conosco…” è
    “IL CARILLON”
    Il brano francese e l’arrangiamento mi piace tanto ,solo che volevo aggiungere a compendio dei miei “versi ” soffio isiguo al levar del vento .

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  5. Se utilizziamo mediamente soltanto il 10/15% della nostra massa cerebrale (alcuni se arrivano all’1%, specie in politica possono dirsi fortunati) mi pare evidente che visione e creatività risiedano in altre zone del cervello che, come macchina inconsapevole, si mette in moto…

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