Il tuo grido d’uccello rapace si trasformò in fievole lamento
e all’onda marina appesantisti le ali ruspando la battigia.
Ormai sordo il navigante alle tue strida,
non ti fu amante, non ti fu preda…
Fu solo un sogno di uno smarrito che cercava altra strada.
E ti sei lasciata illanguidire dalla morte,
tu nel canto sirena destinata ad altra sorte.
Le tue compagne ne risero selvagge,
ma tu desti nome e carne a nuove spiagge.
Sappi, ibrida femmina, che l’eco del tuo canto
affascinò le genti che ti si posero accanto,
venerando la divina creatura, mistura di natura,
in caverna d’umido mare ti composero sepoltura.
Nelle notti in cui la Luna s’arrossa infiammata,
dipingendo di sangue le tue acque, i tuoi scogli,
l’amore d’ogni sperduto pescatore tu raccogli.
Buona serata caro Ettore 🌹
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❤
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Eh, la sirena, che non basta che ci si lega all’albero maestro.
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nce faje nu cazze si te chiamma overo! 😀
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Resa incondizionata 😄
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esattamènte!!! 😉
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Ti avevo detto che il mio blog è entrato in modalità privata? Se clicchi per entrare mi arriverà mail ed io autorizzerò l’accesso.
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certo che lo faccio!
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Pur’i’ canto
in compagnia
‘e ll’anema
specie quanno
i raggi d’o sole
mi accecano
accussì l’oscurità.
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sei in sintonia stilistica e creativa… è accussì Armà
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😊
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