‘Na ‘nzalata e’ dulore.

E tu te ne staje zitta e muta rintanata

comme si a parlà ccu me

fosse ‘o chiummo e’ na frittata…

Troppo indigesta sta ‘nzalata e’ dulore

nu fritto misto de core in calore…

Allora aggiu licenziato ‘o chef e’ sti pietanze

accussì te siente cchiu leggera

e nun te vene ‘o male e’ panza.

Si sta dieta ca te propongo t’alliscia ‘o buonumore,

scurdatello ‘o stufato e’ sta carne ribollita

troppo condita d’evre e spezie d’ammore.

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Tic Toc…Tic Toc…Tic…Toc…

E conterò i giorni, le ore, i minuti e i secondi,

tutti i frammenti di intermezzo del tempo.

E danzerò tra le rondelle impazzite rotanti

ossessionate nel produrre inesorabili tic toc.

Tic Toc…tic toc…tic toc…tic toc…

Si, si! Ruota pure in senso orario

le tue punte di lancia che incidono ferite

e tu ci provi beffardo per frazioni infinite.

Ma sappi, Kronos famelico, saprò sottrarti si

sottrarti i miei di carne brandelli

contro la tua furia invocherò altri fratelli.

Zenone di infinitesima divisione espansa,

Hegel ed Escher

di spirale in spirale avvolgente ansa per ansa.

Ti sottrarrò l’illusione del rettilineo andare

con zio Fritz e l’eterno ritorno dell’eguale.

E se nel gioco s’aprirà l’abisso del Nulla

rinascerò nuovo in altra zona che mi trastulla.

Una visione (dal mio romanzo in fieri “Mnemosyne”)

Sono io colei che vede? Quando il viaggio comincia, lo sento, mi perdo ed altra subentra…ed io lo so, lo avverto che è un altro tempo, un altro luogo ed una memoria che invade la mia sino all’oblio…Devo trascrivere ogni cosa o visione…solo così potrò dominare la vertigine e non smarrirmi per sempre in quell’altra…quell’altra Angela…

Ecco…lei “vede”…ed io non sono io…non sono io…non sono…

E dall’alto “vide” terre aride e mari di calore…e voragini di fuoco tra dense nuvole rosso cupo risucchiate da neri abissi in strapiombo…e l’urlo era inghiottito dal respiro affannato. Ecco la cupola dell’ultimo tempio, salvezza di memoria, regalo d’oblio, trasferimento oltre la soglia del dolore. Distanti le giungevano i canti…un ritmo in nenia assonante che la lasciò galleggiare quasi dormiente…e cadde…tra gli sterpi arsi d’una immensa radura…si rialzò e corse…corse…verso l’ultimo tempio…verso l’ultima nave…

Il ladro d’amore.

Il ladro d’amore ha riposto i suoi arnesi.

I complici han detto che è troppo rischioso

prendere parte alla rapina

e così la refurtiva gli scappa dalle mani

di colpo, dalla sera alla mattina.

Il ladro d’amore ha bucato il muro del tempo

ed ora tanta sabbia ne esce

tanta da soffocare in fluido sgomento.

Il ladro d’amore di sé sorride beffardo

gli è caduta la faretra e non ha più alcun dardo.

Lo zoo degli estinti.

Chiudimi, se vuoi, nel recinto degli animali rari,

porta i tuoi cari amici a dileggiare i miei difetti

mentre m’osservano disperato a digitare poesie.

Ridete sganasciando del riso del “normale”

quando ispirato mi vedete cantare dolce il mio male.

Portami, infine, se vuoi, nello zoo degli estinti

ultimo sopravvissuto cantore dei vostri vizi stinti.

Tanto lo so…

che non leggerai, badessa del convento dei fessi,

io resterò rinchiuso, libero dai vostri banali recessi.

In viaggio verso Santorini(altro frammento da “Mnemosyne)

Dal diario di Stefano Cruzzi . Settembre ***

Dal Pireo abbiamo preso la nave che ci porterà a Santorini. Mi inquieta Angela che ha voluto chiudersi in cabina con le foto delle lamine…m’ha detto solo uno “sta tranquillo, lasciami stare”, detto flebile flebile, ma io l’ho sentita farfugliare altre cose…a malincuore l’ho lasciata stare, è suo diritto, a suo modo, capire…Alberto è impegnato a spiegare a Lugo la storia delle lamine, del ritrovamento nella tomba di Hipponion a Vibo Valentia e di come quella preziosa lamina sia stata ritrovata nella bocca di una fanciulla, all’interno della sua tomba. Lugo sembra profondamente colpito. A me è toccato indottrinare De Ritzis e Lorenzi. Il colonnello mi sorprende, è una vera spugna, assorbe senza alcun limite ogni novità, trascrive ogni cosa…non credo sia solo per i rapporti che invia a Roma credo che stia organizzando un archivio quasi personale, una sorta di futura memoria, forse nel timore, non ingiustificato, che qualcuno, in alto, più questa storia si complica, più venga assalito dalla voglia di insabbiare tutto. Con Lorenzi la cosa è stata più complicata. Il professore ha un’ottima formazione classica e sulla storia delle lamine qualcosa sapeva, ma ha tirato fuori una teoria tutt’altro che campata in aria a proposito delle intuizioni junghiane sull’anima e l’inconscio collettivo, l’ultimo Jung, in particolare, che sembra complicare la faccenda degli archetipi. Secondo Lorenzi gli idoli hanno un qualche meccanismo che attiva i nostri neuroni “ancestrali”. Lo starebbero a dimostrare i filamenti luminosi innervati nel cervello di Angela durante le “crisi”  e l’attività cerebrale “automatica” e inconscia rivelata dalla risonanza magnetica. Insomma gli idoli “avvertono” il soggetto disponibile e si attivano. Quasi fosse un facezia, ma alla fine mi pareva serio, ha finito per sostenere che le opere di taluni grandi artisti potrebbero avere a che fare con l’attivazione dei neuroni ancestrali e via con gli angeli di Raffaello e di Leonardo, l’enigmatica Gioconda e via via sino, naturalmente ai Surrealisti e allo loro scrittura automatica, come già ebbe a sostenere al momento del consulto nel suo studio a Napoli. Ecco. Ora siamo a Santorini, ne vedo le luci a distanza. Sono le 22 precise ed il mare è calmo. Angela m’ha raggiunto a prua sulla tolda. Insieme osserviamo la luna piena che fa rifrazioni luminescenti sulle acque. Ci baciamo, ma lei ha dentro vibrazioni d’altrove.

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