Dove si nascondono i segni del nostro vissuto?
In quale anfratto della frattura del tempo?
Nella casa dove nacqui c’era un enorme e antico salone
esagonali mattoni di pietra cotta traballavano sonanti
e giù, al centro della vecchia cucina
s’intravvedevano altre vite indaffarate fuggenti.
C’era una porta a due ante a destra in fondo
nell’antico salone, dava nelle stanze da letto.
Mille e mille volte ho spinto la memoria in quelle stanze,
per me, bimbo, il mistero della notte…
forse luogo di pianto e d’amore…
per me impenetrabile rimosso oltre una soglia.
Mi son detto…perché del salone vivo colori e rumori
mentre di quell’oltre mi si annebbia ogni bagliore?
Mi son detto
se solo potessi ora riattraversare quella porta
scoverei d’altri strati di vita memoria…
Ricordo la vetrata che dava sul cortile
luce bianca, velata e gentile….
ma se strappassi il velo oltre quella porta,
ne son certo, altre mille mie vite ne vedrei sortire.