
E viene il tempo di misurarsi con l’Essere.
Questa bolla sfinita che galleggia sul fiume
quest’io fragile nel gorgo d’acqua violento
sa dello scorrere…
ma non sa dove la porta il vento.
Oh, di galleggiare l’io fragile pur si contenta
ma se scoppia e torna all’acqua primigenia
dio mio, s’agita, geme maledice e si spaventa.
Questa è la bellezza e la maledizione
del miracolo pensante: essere nell’Essere
concepirlo e accettare di confluirvi in oblio.
Oh! Dannato grumo dell’Io,
crogiuolo di percezione fallace,
e se fosse il morire, lo svanire a renderti,
finalmente, scevro di panico ed audace?