Vorrei vestire questi ultimi miei canti
con il candore dei gigli, di natura santi.
Disperdere nel Sole d’estate le feroci calure
nella pace d’un Eden di verdi radure.
E smettere così il pianto d’un angusto rimpianto
nel sereno dormire di un eterno imbrunire.
Se a me non è dato la bella stagione rinverdire
mi sia concesso, nel placido sonno, morire, morire.