VOCE 1:
Dall’australe al Boreale
ho visto mutare la volta stellare,
oltre l’equatore verso il deserto
ho sognato…
sponde di un nuovo mare aperto.
VOCE 2:
Dal Sole nascente al Sole morente
ho sognato
il dorato brillio del tramonto d’occidente.
VOCI:
Oh del mare noi dispersa gente
vuotiamo le sacche e dei viveri niente.
A piedi nudi in questo nuovo inferno umano
assaggiamo
il ghigno sghembo d’ogni sguardo urbano.
Eppure nel cristallino asciugato dal vento
chi vuole può leggere la storia del nostro avvento.
Da una madre terra d’arsura prosciugata,
da detonazioni d’ombra devastata,
diveniamo anima espulsa d’ogni civiltà derubata.
VOCE 3:
Io ho lasciato il mio corpo alla deriva
ed ora assaggia il mare il mio puzzo di stiva
galleggio, poi sprofondo gonfio
ma dall’abisso non s’ode il tonfo.
VOCI:
Oh antenati naviganti e migranti
smuovete
dalle tombe l’ossa di salsedine grondanti
risuonate d’orchestra le vostre carcasse
si’ che il mare ne rimbombi deviando l’asse
deviando l’asse di questa terra malvagia
inospitale madre di noi gente randagia.