Basta chiudere gli occhi 17

E mi ritrovo, con gli occhi fissi sul capo di donna riverso in mare, l’oscuro profilo di Capri, isola delle gioie futili, è femmina nel mare…Ultimo titano/sirena che ammonisce il vulcano fecondo. Partenope…

L’ultima onda ha trascinato il tuo corpo alla deriva,

sirena morente, dalle tue spoglie nuova linfa sorgiva.

Per amore sei giunta a questa di lava riva,

sospirando,

in canto, l’ultimo battito d’ali mentre lui se ne partiva.

Platamonia sarà la tua dimora, venerata ora per ora

ed intorno ruvide mura,

sul promontorio al mare finché il tempo dura.

Noi ci faremo sacerdoti del tuo pianto

costruendo, nei secoli, melodie di incanto.

Batteremo il ritmo al sapore dell’onda

perché il respiro di deliquio ogni cuore inonda.

Oi mare ma’…al vento la tua voce

un canto, si, lontano porterà… oi mare ma’…

Divina, ibrida creatura, uccello di ritorno

copri e proteggi, col tuo vento alare,

la tua antica città perduta d’amore ogni giorno.

Oi mare ma’…oi mare ma’ mare mare mare ma’.

Ed il mio sguardo oscilla, in lenta, lentissima panoramica, oltre i capelli di Capri/Sirena verso le pendici del monte, oltre gli scogli di Punta delle Campanelle, dove le compagne cantavano ridenti al mare…all’imbrunire tra i bagliori delle prime lampare… e riprendo il cammino…il vagare di non ritorno…perché non ho casa che non sia questo andare… e l’isolotto di Megaride m’appare…ed i suoi fantasmi…ectoplasmi di un’avventura sognata tra Le Stanze del Castello...tra danze e Baccanali e narrazioni…quando mi nasceva, protervo, il sogno di far spettacolo della memoria…e corpi e corpi in danza e in canto tra luci e bagliori…follie d’amori…quando seppi farmi artigiano di sogni lì…in mezzo al mare… e mentre guardo su verso il Monte Echia…rovine di fondazione, altra memoria mi viene e mi viene carnale…un primo vero bacio…lì, sul monte, di fronte al mare.

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Basta chiudere gli occhi 15

E sul lungomare calmo m’attardo e lo sguardo tende lungo il confine del pendio del monte…viaggi… Scorrono bimbi nel silenzioso fruscio rotante delle biciclette, in svagati atletismi qualche adulto corre…non ne invidio la fatica e m’accendo un’immorale sigaretta con aria di distacco, contaminando salsedine e nicotina nello stordimento del tramonto. Non cerco nulla se non uno stare poco ingombrante, quasi fossi fantasma ospite nel brulicare dell’avveniente sera e m’è caro e conferma il non ricadere su me di alcuno sguardo…Vedo vite, pur’anche quelle dei piccoli pesci che irridono le disperate esche di tardi pescatori sugli scogli, ma, forse conta solo l’attesa ai bordi dello sciacquio delle acque…anche io sono forse pescatore…pescatore senza lenza né canna e la mia esca è solo il richiamo d’altre visioni, nella bolla di silenzio del mio lungomare… Lì, lì giù il profilo di donna riversa dell’antica isola mi rammenta il mito delle acque mortali di Sirene smarrite in inascoltati amori e giunte esauste a morire su queste sponde…e le Platamonie, poco distanti, sono arca magica, antiche tombe…e guardo il castello, Megaride fortezza d’altri miti, d’altre bellezze…e vago, viaggiatore del tempo…basta chiudere gli occhi…

Sfogliami…

Sfogliami il libro che amiamo

quel libro che sa di stampa fresca

fallo tenera, con pallida mano.

La mia vita con…suonava titolo arcano:

pagine dense d’incubo e grazia

come solo sa essere tessuto di vita sazia.

Sfoglialo, sfogliami oltre la soglia

e se le pagine ribelli volano via

d’altri libri apriranno la scia:

che ogni opera non si traccia invano,

tieni, raccogli il volume nel cavo della tua mano.

Basta chiudere gli occhi 14

Arcachòn

Selvagge le onde immense succhiano la battigia…brivido di immenso: è la prima volta che vedo l’Atlantico…era stata fatica cara il campo di lavoro lì nella Gironde, tra Bordeaux e dintorni…siamo scesi giù da Parigi dal maggio caldo di Saint Germain de prèt al luglio furente delle onde di Arcachòn…sorrido nel coro a bocca chiusa dell’Internazionale regalato all’oceano e ai suoi sbuffi violenti ed il volto acceso di Marianne …elle chantes ed io schitarro…bagliori… oltre le barricate e le durezze di De Gaulle…ora cantiamo al mare la nostra pace…Oh si che sento rabbrividire la pelle d’assemblea, in cerchio canto del fuoco in ammanto e canto, cantiamo d’allegria fervidi occhi di utopia… mai oui Michèlle Moi je me meur dans tes yeux… m’è dolce la morte nel notturno di spiaggia nel fondo di labbra squillanti sabbia e il vento…il vento, sibilo gentile quasi una melodia di un vecchio vinile. No non si torna al campo di lavoro…non ora…ci sono storie da raccontare lì alle soglie del mare, vite di intreccio tra gli effluvi del libeccio…sono lontane le famiglie ed il mondo è sconvolto: carri armati in Cecoslovacchia…Svoboda, libertà nel suono e nel tuono…oscillazioni di rabbia…Jan Palach….giovinezze espiantate ed il canto si fa dolore e mutano di segno le lacrime d’amore…e la radio gracchia voci dalla fine del mondo…noi spauriti , intorno al fuoco, in tondo.

Basta chiudere gli occhi 13

Naufraghi, noi,

da questa sponda,

li e mi chiamerò

per nome.

Per un’auto/messinscena/biografia.

Noi.

Fantasmi irraggiungibili

della memoria

apparsi

sul finire degli anni ’60

fanciulladulti estremi

borghesi figli

del dolore altrui,

necessitati

dalle gioie apparenti

ad inventarci il nostro…

Mentre scrivo questi versi, non un canto per memoria, ma un esame d’anima ferita, vago…e m’attardo nell’imbrunire del mare…c’è un ché d’antico, di immutabile anche nell’odore dell’aria…m’attrae il silenzio dell’immensa area pedonale…sparute presenze…guardo ad oriente…sotto il vulcano…case..vite…e, tra il beccheggio delle barche, lontananze…e i gabbiani volano in tondo e pescano a picco…chiudo gli occhi…salsedine, mare calmo…

Arcachòn

Selvagge le onde immense succhiano la battigia…brivido planetario: è la prima volta che vedo l’Atlantico…era stata fatica cara il campo di lavoro lì nella Gironde, tra Bordeaux e dintorni…siamo scesi giù da Parigi dal maggio caldo di Saint Germain de pret al luglio furente delle onde di Arcachòn…sorrido nel coro a bocca chiusa dell’Internazionale regalato all’oceano e ai suoi sbuffi violenti ed il volto acceso di Marianne …elle chante ed io schitarro…bagliori… oltre le barricate e le durezze di De Gaulle…ora cantiamo al mare la nostra pace…

Basta chiudere gli occhi 12

E mi ritrovo dinanzi al Consolato americano…Piazza Quattro giornate, angolo viale Gramsci…quelle che furono Piazza Principe di Napoli e viale Elena… alla parallela, alla Torretta, la Piaggio…motorette in vetrina dove insisteva il cinema Arcadia…ah! Il serial di Fritz Lang sulle Indie…la danza rituale col serpente…brividi d’eros fanciullo ed i pianti d’effluvio in come le foglie di Douglas Sirk…e June Allison…Liz Taylor…Piccole donne…iniziazione ai verdi amori…ebrezza della terza visione…gli occhi neri di Pia…piccoli sobbalzi…piccoli sobbalzi, lì dove cadde da cavallo il carabiniere nell’assalto in vernice rossa al consolato…e fummo presi, noi minorenni d’utopia…eroi sotto il monumento allo Scugnizzo…e si cantava a Reggio Emilia… “uscite dalla fossa…fuori a cantar con noi Bandiera Rossa”… prove dell’imminente ’68…basta chiudere gli occhi…

Naufraghi, noi,

da questa sponda,

li e mi chiamerò

per nome.

Per un’auto/messinscena/biografia.

Noi.

Fantasmi irraggiungibili

della memoria

apparsi

sul finire degli anni ’60

fanciulladulti estremi

borghesi figli

del dolore altrui,

necessitati

dalle gioie apparenti

ad inventarci il nostro…

Basta chiudere gli occhi 11

….e vedevo la Maria, i suoi capelli rasi, il suo volto dagli zigomi induriti…la tenerezza smarrita di uno sguardo di fuoco…ed il Vietnam fu il napalm della nostra esplosione…Joan Baez…Bob Dylan… Kerouac, Burrows…Ferlinghetti…

Gregory Corso…Ginsberg ed il canto straniato ed epico di Bertold Brecht…comunismi occidentali…avventure brechtiane…

Correvano i “caldissimi” ultimi bagliori degli anni sessanta e fibrillavano febbrili i miti del politico e del poetico; nel circuito di anime tese al viaggio si affollavano “padri” fratelli, compagni. Il buon vecchio Berthold era lì. “ Einaudi ha pubblicato gli Scritti teatrali, bisogna che li compri.”… “Hai preso Il teatro politico di Piscator?”… “Devi assolutamente leggere Il teatro e il suo doppio di Artaud”. Sul filo rosso dei teatral-rivoluzionari viaggiavano messaggi secchi, quasi imperativi, vere e proprie “mozioni d’ordine” come si usava dire in caotiche assemblee. Il Berliner Ensemble poi era sinonimo di Tempio, di vaticinio scenico, Lotte lenia una dea irraggiungibile. Cara dolce Lotte, la donna di Berthold (una familiarità scontata, questa, ingenua, tanto ingenua da essere vera credibile ). Non parliamo poi delle incisioni “originali” dei Songs che si ascoltavano con la stessa ebbrezza clandestina di una Radio Londra; più il fruscio dei graffi sul vinile era evidente più lo straziante struggimento degli ascoltatori si scioglieva in lacrime di sangue “rosso di Rosa Luxembourg”. Berthold Brecht. Subimmo come profanazione irriverente gli allestimenti “borghesi” che i vari Stabili ci ammannirono in quegli anni, che volete non avevano il sapore originale forte delle voci “graffiate” di Lotte e degli altri. Eppure facemmo a botte nelle sale e nei foyer dorati per difendere quelle parole comunque dette, quei cartelli comunque esposti. Che tremore di stupore gradito vedere la teatral televisiva Lina Volonghi alzare il pugno teso a saluto caldo contro l’assalto fascista in una prima di una Madre Courage. Buona vecchia Lina allora, anche a Lei. Ma è tutto successo in un altro tempo, in un altro luogo…avventure brechtiane , avventure rosso fuoco e questa, forse, è una pagina ingiallita. Basta chiudere gli occhi…

Basta chiudere gli occhi 10

E proseguo il cammino in quest’oggi così fitto di ieri…oh, non è tempo di rientrare…tanto più se il mio dentro mi dà il disagio del fuori… taglio e scendo in verticale, strade in asse che incrociano le mie adolescenze…sento l’odore e il sapore di passi che sanno dell’inutile svago di pensare il futuro, attraversando in mille strati di tempo il presente…ah! Ecco la Riviera di Chiaia! Alla Torretta…la casa dei sogni proibiti: L’Ottobre!… La Cina è vicina… Basta chiudere gli occhi…

COMUNISMI…

Nella vecchia sezione comunista di Chiaia ha fatto il suo ingresso il libretto rosso di Mao…dibattito… Il segretario compagno D. irride noi che ci sentiamo, di fatto, eredi della Lunga marcia…” Ma chi è Mao, un gatto?”… Oh, no! Compgno D. Non è serio! Putiferio… Dimissioni! Fervore …cuore oltre l’ostacolo, ma il compagno D. sorride della rabbia cremisi dei giovani comunisti…giovani comunisti…

Tutto ebbe inizio tra le pagine di Hemingway…Per chi suona la campana, Maria…Inglès… Pilàr… la notte del sacco a pelo…brigate internazionali, sogni d’amore carnale…avventure di libertà…e venne la manifestazione contro il Caudillo, fra sventolio di bandiere ed utopie libertarie…saliva il battito della passione in canto tra i vicoli fiumana verso Piazza del Plebiscito…Di Vittorio l’occhialuto, foruncolo di genio, il mio compagno…”Vieni, Francesco, non ci perdiamo questa cosa”…ed io andai: i molti erano uno, la via era presa, come la commozione d’abbraccio fra mani prensili ed il saluto in pugno… e fù “Compagni”! E libri…libri…letture condivise…Jhon Reed I dieci giorni che sconvolsero il mondo… “Vie Nuove” Pier Paolo Pasolini…i volti, il riscatto… E fu così che chiudemmo gli occhi per “vedere” tutti oltre l’orizzonte…e la mia chitarra cantava i canti andalusi…Los quatros generalès…Que viva la republica… e vedevo la Maria, i suoi capelli rasi, il suo volto dagli zigomi induriti…la tenerezza smarrita di uno sguardo di fuoco…ed il Vietnam fu il napalm della nostra esplosione…

Basta chiudere gli occhi 9

E proseguo il cammino in quest’oggi così fitto di ieri…oh, non è tempo di rientrare…tanto più se il mio dentro mi dà il disagio del fuori… taglio e scendo in verticale, strade in asse che incrociano le mie adolescenze…sento l’odore e il sapore di passi che sanno dell’inutile svago di pensare il futuro, attraversando in mille strati di tempo il presente…ah! Ecco la Riiera di Chiaia! Alla Torretta…la casa dei sogni proibiti: L’Ottobre!… La Cina è vicina… Basta chiudere gli occhi…

COMUNISMI…

Nella vecchia sezione comunista di Chiaia ha fatto il suo ingresso il libretto rosso di Mao…dibattito… Il segretario compagno D. irride noi che ci sentiamo, di fatto, eredi della Lunga marcia…” Ma chi è Mao, un gatto?”… Oh, no! Compagno D. Non è serio! Putiferio… Dimissioni! Fervore …cuore oltre l’ostacolo, ma il compagno D. sorride della rabbia cremisi dei giovani comunisti..

Basta chiudere gli occhi 8

I piccoli turgori d’amori fanciulli sbiadiscono…sento l’eco dei secoli in un io che non si adatta al corpo…desiderio di fuga…Potrei raggiungere zio Mimi’ a Parigi è tanto che me lo chiede…si tu vièn moi je suis tres heraux m’ha detto l’ultima volta che è sceso a Napoli a trovare suo cugino, mio padre… Oui mòn chère oncle…moi je vièn!… E via a preparare valige…metà abiti, metà libri… zio Fritz fuori, a mano…che va letto e riletto in treno…cuccetta nella notte… ed imparo a studiare gli umani…cari sconosciuti, nel lungo rullante viaggio notturno…occhi sparsi e parole sussurrate…vite sospese nel non tempo del vagone…

I sorrisi e il chiacchiericcio si spengono nel sonno cullante del rullio…è l’alba alla Gare de Lyòn…

Ah…Paris la nuit… naturalmente Pigalle…per indurire la mia adolescenza: impermeabile alla Bogarth con bavero alzato… et voilà tra i fumi del notturno e luci soffuse sono nel film di un piccolo vizio… ordino un cognàc, pago, ma alla mancia…il cameriere quasi mi caccia:- et ce que vou fait monsieur?- è indignato per la pochezza dei franchi che la mia mano inesperta gli ha porto… ha inizio lo spettacolo ed io sono in prima fila…oh que etait tres joli la danseuse!… Oh…dio! Mi fissa! E mentre fa cadere languida il reggiseno si siede sulle mie ginocchia… e mi coccola…calore…profumo denso…l’intera sala m’osserva… e la pètite danseuse mi sussurra: –Oh que tu est mignòn!- Subito penso a un riferimento giocoso alla mia età verde… ma è zio Mimì, più tardi, a spiegarmi che mignòn sta per vezzeggiativo d’un cosa preziosa…e…preziosa mi risuona quella voce velluto…tutta la notte: -Oh que tu est mignòn…oh que tu est mignòn…oh que tu est mignòn…ed a Pigalle la ritrovo una o due mattine dopo in un piccolo bistrot saporoso di croissant…ci riconosciamo, piccola Denise…-Moi je suis tòn mignòn François… mansarda…mansarda giocosa…in una mattina uggiosa…piccola rosa. Oh, non ti ho parlato degli abissi di zio Fritz, ma del mio vago fuggire…si.

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