La bianca farfalla.

Chi so’, chi so’? Vuie me spiate:

songhe fatta d’aria e de carne,

ma è na carne accussì suttile

ca de vitro trasparente appare.

Quante anne tengo? Nun l’aggiu cuntate,

ma lu tempo ppe’ me passa dinto a nu ciato:

ogne respiro e’ criatura è n’anno passato;

ogne dulore, ogne gioia

me se impizza dinto o’ core

e me segna lli rughe e’ sta faccia gentile:

nun v’appaurate e’ mme:

i’ songhe ‘a morte, ma so’ pure ‘a vita nova.

25 risposte a "La bianca farfalla."

  1. Questa mi piace davvero tanto. E’ tua? Hi, hi, hi, hi … 😕 Scherzo, naturalmente!, Chi ride a Capodanno, ride tutto l’anno! Me la sono inventata adesso, ma spero che sia di buon auspicio. Auguri, Franz, un anno di speranza, risate e poesie … le tue, ovviamente, sempre molto belle e piene di emozioni. 🙂 Un grande abbraccio. ❤

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  2. interessante l’idea d’un corpo vitreo
    è la continuazione di altri scritti che ci proponesti già, direi
    e se non l’hai pensata così ci sta comunque in connessione

    te lo ripeto: in dialetto ci metti qualcosa in più nella scrittura che arriva meno artificiosa linguisticamente

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  3. un paio di giorni fa guardavo per l’ennesima volta il film di tv “Alice nel paese delle meraviglie”: trovo delizioso quel punto del Brucaliffo ..che poi alla fine diventa farfalla. 🙂 Mi è tornato in mente leggendo la tua poesia che trovo davvero bellissima e ricca di stimoli di riflessione e di metafore. Buonanotte mio caro Franz 🙂

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      1. infatti! La metamorfosi.. un miracolo della natura. Io adoro Alice nel paese delle meraviglie…Lewis Carroll, che lo scrisse, era un logico-matematico (oltre che fotografo, uomo di chiesa ecc. ecc.) e tutto il suo libro è ricchissimo di questo tipo di metafore. 🙂 ..Scusa le mie digressioni della tarda notte, è che l’argomento mi stimola la riflessione da tanto che mi piace. ..Poi…scritta pure in napoletano la tua poesia è il massimo 😉

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      2. Grazie…son d’accordo su Carroll…poi vedi, per quel che riguarda il dialetto ha un minor bisogno di labor limae…perché è lingua referenziale e corporea, reale di per sé sonora…La lingua, come diceva Pasolini, non esiste nel parlato…l’italiano è una finzione/funzione letteraria e per restituirgli un suono devi servirti di meccanismi retorici di mediazione che producano uno stile…gli accenti paiono più artificiosi, ma in realtà questo meccanismo ti spinge ad un uso strenuo della parola e la cosa mi sembra interessante.

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