Non c’è verso, non c’è verso…

Non c’è verso, non c’è verso

s’io sdrammatizzo in sberleffo

sono solo un brutto ceffo;

s’io cupo m’avvolgo dell’ombra in spira

non c’è verso: la cosa non ti attira.

Quel che non è sobbalzo

è stanca noia,

l’andare a vuoto

d’una vecchia foia.

Non c’è verso, non c’è verso:

sto per varcare un confine perverso:

la soglia blanda dell’indifferenza:

quel grigio umore del condannato

che ha preso atto, infine, della sentenza.

37 risposte a "Non c’è verso, non c’è verso…"

      1. Non hai colto: non sono cupo: non v’è cupezza oltre la soglia blanda dell’indifferenza, forse solo un cinico senso di autoconservazione…sai quando ci si sente un po’ ridicoli “per antica foia” ti si scema ogni baldanza e conservi, in dignità di vita, la tua sostanza.

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      2. Ovvio che no…per quel po’ che tra queste righe sai di me, dovresti mettere a fuoco che quel limite (il ridicolo), se lo intravvedo, fuggo… e nel fuggire mi trovo, non so come, oltre la soglia dell’indifferenza … stasera è così… umori.

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      3. Mi spiace siamo tutti fiaccati da questo clima…mi fa piacere, comunque che tu abbia trovato il tempo e la voglia di parlare tra i miei commenti…a volte si va di fretta, sempre di fretta e la stanchezza non aiuta…grazie per la buona serata (che ricambio) e per le riflessioni…ora che ho superato quella soglia… mi riesci più sereno lo scambio. Grazie

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      4. non faccio altro da quando sono nato: amo con passione sino allo stremo…rido di me e gioco tra la vita e la morte senza paura…faccio anche del male ma poi son disposto, fino all’autoreclusione, a pagarlo e ora, di rimbalzo, mi prendo sereno, anche l’indifferenza…ho, nel mio privato, dolori lancinanti…e più che impulso alla vita (che significa confronto con altre vite, ma quelle si scelgono) ora desidero accettare il mio destino in lirica atarassia e con ironia e distacco…terrò nell’archivio del colore le vite che inseguii e che mi sfuggirono oltre la mia presa…non le inseguirò…sai’ quando avverti che puoi farti ombra che incombe da un altrove, se un minimo di rispetto per le vite ti resta afferri quell’ombra e la rintani in un abisso che neanche tu puoi più raggiungere…oltre la soglia dell’indifferenza

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      5. tieni solo a mente che non sei solo ad avere avuto e ad avere sofferenze.
        è nella vita.
        poi ci sono le sofferenze che governiamo e quelle che ci sfuggono di mano.
        ma è un discorso troppo lungo da affrontare tra commenti, o non ne ho la forza, non ora.
        ancora buona notte. e lo dico col cuore, indipendentemente da come e cosa gli pulsa. e questo va accettato. almeno questo.

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  1. Urco!!!!(diciamo a Brescia)…ti prego spiegamela.
    L’ho capita, ma non vorrei fosse solo una mia interpretazione, capisci??
    Ci barra (proprio scritto barra) mi devi la tua versione ( ora mi spiace che non ci siano i toni perché ovviamente sto sdrammatizzando e sto chiedendo in maniera rispettosa, affettuosa e tu lo sai se appena appena hai intuito come sono….maledetti infernali schermi dietro a cui c’è una persona, se mi spiego)

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    1. Non v’è nulla da spiegare, oltre la soglia blanda dell’indifferenza…ciò che non è sobbalzo è stanca noia…l’andare a vuoto di una vecchia foia…se le altre vite sono impermeabili alla tua pioggia insistente, è tempo che il temporale si plachi e che lasci spazio ad un sereno silenzioso tramonto…

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  2. Caro Franz, tralascio i convenevoli, la sincera stima e tutti i bla… bla… bla, ma questa è davvero tosta!
    … poi ho capito… come il lampo che illumina la notte… perché non riuscivo a trovare il punto tra i due punti…
    Ora però il punto si presta alla domanda insidiosa:
    Come ti è venuto in mente di tradurre in versi uno stato d’animo?
    Nessun commento può scalfire l’adamantio che protegge l’essenza delle emozioni e dei pensieri dei nostri stati d’animo… la dimensione interiore del nostro rapporto con il mondo.
    Quali leve per comprenderli e quanta fatica per governarli?
    Quanta poetica follia occorre per entrare in se stessi e descrivere gli stati d’animo?
    Nel caso riuscissi persino a mutarli nello scacco di una rima… sei gentilmente pregato di farmi un fischio per la lezione serale…
    disdico gli impegni e arrivooo…
    Se non mi inviterai… mi appresterò a “visitare la cantina” di Valentine, sperando che non abbiano finito il vino…
    Ciao poeta, la tua Musa è la follia…
    Un abbraccione, iago.

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    1. L’hai capita fino in fondo, amico mio… chiamami se vuoi “Il farnetico savio”…della lucida follia faccio un vanto…in me alberga il funambolo in equilibrio su una corda tesa e sotto l’abisso…e danzo, gioco “costringo” i miei umori nella gabbia di distacco di un ritmo e la levità mi si fa iniezione e sfregio a chi m’annoia!

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      1. Caro poeta,
        a che ora inizia il corso serale?
        Quanti siamo?
        Io porto i pasticcini… e il vino… se lo trovo… altrimenti mi dovrai inebriar di versi! 🙂
        Ciao Franz, a presto leggerti, iago

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  3. Ho appreso il background di questi versi leggendo i commenti. Ma, per aggiungere un sorriso e senza sminuire la tua opera, a seconda dei contenuti e delle rime immagino scenari diversi, di questo te ne parlai. Le leggo sempre a voce alta e certe volte ti immagino alla Vittorio Gasmann, altre addirittura alla Antonio De Curtis… in questa ti ho visto come un menestrello, cantore medievale di versi… Buon weekend amico mio!

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    1. Non c’è nulla da cambiare, Giorgio caro…se non alzare il tono del rispetto verso se stessi…e dunque nessuna macerazione…e poi, come ho già ribadito sono solo versi…la mia anima è più complessa di ciò che scrivo.

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      1. Sicuramente, caro Franz, mi sono permesso di scherzare perché vedo che su questo argomento ci giochi un pò, o almeno questa è stata la mia impressione… comprendere l’anima degli altri è complicato, è già difficile con la propria! E poi quando si ha a disposizione un solo strumento di comunicazione, quello scritto, ed in versi addirittura. A volte tendo a dimenticare che quando si scrive una storia non si scrive necessariamente la “propria” storia… altrimenti i giallisti sarebbero tutti assassini! Buona serata Franz!

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      2. Io sempre gioco su tutto…amico caro è la mia salvezza e la mia via…dunque non preoccuparti non v’è alcun motivo perché tu assuma un tono diverso da quella che è da sempre la tua chiave…puntualizzavo sul processo di macerazione (quello fisiologico, ahimè, non m’è ancora riuscito di governarlo) …Un abbraccio

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  4. Non c’è verso nel senso di.non è più possibile ma anche non c’è più verso, strofa, poesia. Sento l’inutilità di tutto quanto (a volte) la voglia di buttare tutto. Mi chiedo in alcuni attimi se ha senso scrivere e scrivere cosa? Davanti al Tutto o dietro gli angoli del Nulla la mia fatica (sarà solo foia autoreferenziale?) emerge potente e mi annichilisce. Poi sopraggiunge la paura, il terrore. Adesso ad esempio sto vivendo una delle mie tante fasi in cui non riesco a scrivere perché mi pongo dubbi sulle mie capacità (mi sento un incapace), ma non ne soffro. Mi guardo allo specchio da mille anni e un giorno d’improvviso vedo un volto sconosciuto che mi osserva: il tempo ha persino cancellato la smorfia del dolore. E leggendo questa poesia mi sono accorto che sono solo un condannato che ha preso atto della sentenza. Non capisco proprio, ma è possibile, pur con le evidenti differenze, che i nostri stati d’animo siano spesso tanti simili? Non sono mai riuscito a mettere in versi tanta profondità.

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