S’io canto.

S’io canto la luce scovo in me l’oscuro.

Ogni nota, ogni lemma d’ardore

scava in pietà tra le pieghe del dolore.

S’io canto l’estate

è perché conosco l’inverno

nel ghiaccio del mio cuore d’inferno.

S’io canto nel diaframma d’amore

è perché…

conosco della solitudine il colore.

S’io canto…

a che il suono vibri nel vento

è perché…

conosco del silenzio l’avvento.

Danza celeste.

Vorrei abitare lì dove il suono si propaga

lì dove dal silenzio nasce sonora l’onda.

Vorrei essere tutt’uno col suono dal profondo

in confusione vibrata, immemore e giocondo.

Ah no! Non più mi basta l’ascolto distante

voglio assorbire il suono puro nel cuore amante

sinfonia primigenia d’ogni musica concepita

tra i deserti mondi del cosmo nota rapita.

Sarà così che, nel vibrare, io ed anime millanta

faremo danza celeste in gioia santa…

Notturno lento.

L’ultima nota suona stonata

un’ottava di troppo

e la musica giusta è deviata.

Che strana tastiera è la vita

cerchi armonia

e trovi accordi sbagliati.

Non resta che questo notturno lento

al chiarore lunare

un gioco triste nel tormento.

Oh si potesse azzerare

del pentagramma l’ordito

e ritrovare un suono lungo

in accordo col cosmo infinito.

Nel soffio d’amore.

Et voilà, eccoci intenti

a dipingere e sognare…

Volano i corpi in scena

d’ali finte splendenti

di quelle che la sera

portano via i venti…

E sull’arpa, liquide d’acqua,

fioriscono note, mentre…

struggenti i violini le afferrano

e si inseguono in conflitto d’amore

i canti…

Fratello, tu dici…Amico…

che la tua musica l’han portata i miei versi

che ora, con te, si piegano

all’amato canto dal sapore antico.

Oh, la nostra opera

morirà di gioia nei teatri di bellezza

accarezziamola, lavorandoci,

nel soffio d’amore in brezza.

Ad Antonio (compositore per Anime anfibie)

E tu mon amie le musicienne

onduli in note di canto

le mie parole accanto…

E le Anime volano nel tuo lied

lamento dolce che accarezza il vento

ed io commuovo in lacrime quel che sento.

E tu Natasha, uccello sonoro,

ne tracci e suoni nello spartito

ogni mio verso duro e ardito…

Oh, la fabbrica in cantiere di un sogno sfinito

fa solchi nella terra buona dell’arte

e voi ed io stasera ne seminiamo parte.

La mia chitarra.

Dalla mia chitarra prendo il respiro esteso,

quel reagire in tremolio sonoro

sotto la cura dura delle mie dita…

E le chiedo di piangere…senza tristezza

un pianto antico lieve di musica ebrezza.

E si fa femmina col suo ventre sul mio

risonando diaframma quasi voce di un dio.

Ottave e diesis, barrè dolorosi

le impongo, compagna,

sotto la frusta dei miei polpastrelli estrosi.

Hai mai ascoltato il suono…

Hai mai ascoltato il suono

d’un soffio d’argento cristallino?

Lo fa il vento nel notturno flautato,

quasi un lamento in un sonno agitato.

Hai mai ascoltato il suono

di un timpano feroce?

Quasi un cuore esaltato

in un tormento atroce.

Hai mai ascoltato il suono

del mare alla battigia?

Spazzole in carezza sui piatti della luna

E il vento tra le sabbie di una duna?

Umani lamenti per coro e orchestra

che si disperdono, di notte,

tra il silenzio sonoro delle stelle.

Fight for your mind.

E’ dura tener duro nei giorno del silenzio.

“combatti per la tua mente”…

un funky Rock di Harper me lo dice,

e io respiro lento come mi si addice.

Ah la musica! Compagna che viene dal nulla

fai tu svanire parole vane…

promesse ormai troppo lontane.

Non vuoi orizzonti di sguardi

suono che provieni da arcano

danza l’anima e scivola man mano.

Una stagione celeste.

Note di una stagione celeste

cantano “lascia che sia”…

Struggente…

il sorriso vira in malinconia.

Il cuore è soffice di velluto

grato per il tempo bello avuto.

Note galleggiano nel vento

oscilla lo stelo

di questo corpo lento.

Vibra gutturale a bocca chiusa

il suono di una stagione confusa

confusa e accesa

ma di sogni nel celeste diffusa.